375-2: Castle (AKA 6075-2)

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  1. Ale375Pc
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    Recensire un capolavoro, è sempre rischioso..

    In genere, riguardo i pezzi più pregiati di ciascun settore, la letteratura ed il giornalismo, già hanno espresso il possibile, e tentare di esporre un nuovo punto di vista può essere controproducente.
    In ambito LEGO, se vogliamo parlare di capolavori, senza dubbi, dobbiamo citare il set 375 del 1978, ovvero il “Castello giallo”.
    Vorrei che gli utenti non considerassero queste righe come una vera e propria recensione: prendetele come mie impressioni personali riguardo “Il Castello”.
    …Il “375” ha sempre rappresentato il mio sogno irrealizzabile…
    Nei primi anni ’80, gli articoli LEGO non avevano una vasta diffusione come oggi, non era facile trovare i set esclusivi nei negozi di paese o nelle cartolerie.
    Seppur goda di buona memoria storica, ricordo una sola occasione dove ebbi l’opportunità di vedere un “375” in vendita: stava alto sopra di uno scaffale, la sua scatola immensa catalizzava l’attenzione di tutti i bambini…
    Non ho avuto la fortuna di possedere in età gioco questo set.
    Ho dovuto aspettare il raggiungimento della “quarantina” per entrare in possesso del mitico castello giallo.
    Devo ammettere che il mio è stato il tipico ritrovamento che ogni appassionato spera di poter fare nella propria vita; la fuoriserie nel granaio per il collezionista d’auto, il “N°1” originale in soffitta per il fumettista, o lo scritto d’autore autografato sulla bancarella sotto casa per gli amanti dei libri.

    Commercializzato dal 1978 col numero identificativo “375” (oppure 6075 per la versione U.S.A. introdotta a partire dal 1981), rientra fra quei usciti set nell’anno definibile di svolta per la serie “Legoland”.
    Proprio in quel periodo l’introduzione delle minifigures di moderna concezione (arrivate praticamente uguali fino ai giorni nostri), e pertanto dal mio punto di vista, “l’inizio di un’era più moderna”.
    L’esemplare di cui sono entrato in possesso dovrebbe risalire al 1982.
    La scatola è stata aperta all’epoca senza danni, staccando ogni singolo punto di colla che univa il sottile foglio di policarbonato al bordo della scatola. Questo tipo di confezione era molto in voga in quegli anni, un ulteriore tocco di esclusività per i set più importanti.
    A mio avviso risulta decisamente migliore rispetto quella d’oggi.







    Da un lato ne guadagnava l’impatto emotivo: la trasparenza interna lasciava al bambino che osservava la scatola la percezione di toccare immediatamente i pezzi; in secondo luogo, l’imballaggio poteva contare su di una facciata supplementare di fotografie della costruzione.
    Il libretto delle istruzioni trova posto al di sotto del vassoio removibile sagomato a settori.



    All’interno nuove minifigures quindi, con arti snodabili e volti sorridenti impressi sulle teste; fanno nuova comparsa anche utensili da poter agganciare alle manine degli omini, in questo caso spade, lance, alabarde e scudi, oltre che elmi per gli armigeri, tutti rigorosamente in tonalità “light gray”.
    Una chicca del set è certamente rappresentata dai copricapi apribili dei cavalieri, ottenuti dall’applicazione di una visiera agli stessi caschi impiegati per i motociclisti nella serie “città” e per gli astronauti della serie “space”.





    Questi personaggi (in totale quattro) ricoprono certamente ad un ruolo di rilievo.
    Ad ognuno di esso è sempre associato un fante di egual uniforme ed armato di spada.
    L’appartenenza ad ordini diversi è riconducibile ai loghi stilizzati ed applicati mediante stickers sugli scudi e sulle casacche da indossare sul torso.



    Abbiamo così il “rosso”, il “bianco”, il “nero” ed il “blu” e relativi scudieri, più sei guardie, quest'ultime si presentano con lo stesso allestimento dello scudiero del cavaliere blu.



    In totale quindi, il “375” comprendeva ben 14 omini.



    Ai quattro paladini sono associati altrettanti destrieri: uno di colore bianco e tre neri.
    Le figure equestri, immancabili nelle atmosfere medioevali, sono realizzate in pezzi sciolti: l’ingegnosa combinazione di “slope” li rende comunque ben definiti. Un po’ goffa l’immagine dell’uomo a cavallo: …semplicemente seduto sulla schiena…
    A partire dalla metà degli anni ’80, con la progressiva introduzione delle versioni in un sol pezzo di questi animali, i cavalli del “375” sono diventati inesorabilmente obsoleti, contribuendo forse a far invecchiare tutto il set in un solo istante…

    Altra traccia della datata età, deriva dall’analisi dei particolari delle minifig. Si possono notare ad esempio le “head” con lo stud pieno, nei torsi, il punto di collegamento con le gambe si presenta completamente aperto, anche le mani hanno una tonalità di giallo leggermente diverso rispetto le produzioni successive.



    Esteticamente, da una visione frontale, il fortilizio si presenta con una immagine quanto di più classico non ci possa essere; tuttavia l’aspetto rimane austero malgrado le colorazioni vivaci degli oltre 600 brick che lo compongono.
    Le feritoie strette e l’uso di archi a tutto sesto ne fanno un luogo da favola romanzesca…
    Ricordo ancora quella sorta di effetto Camelot che suscitava in me…



    Tutto questo malgrado una circoscritta ma efficace scelta di colori: il giallo delle mura predomina al punto tale da essere entrato nelle definizione stessa del set.
    Il nero delle “slope inverted” che sorreggono gli sbalzi delle torri passa quasi inosservato, come il “light gray” dei cammini di ronda sotto le merlature.
    Il rosso del ponte levatoio offre, al contrario, un minimo di contrasto cromatico ed un verricello posizionato sulla torre di guardia ne permette la salita e la discesa.
    Al centro del mastio spicca un’apertura finestrata, anch’essa come il levatoio di colore rosso.
    L’idea della vetrata è resa dal montaggio di 6 piccole finestrelle “1x1” ed incorniciate da due colonnine realizzate con “brick round 1x1 old” (a stud chiuso). Al di sotto, tramite un’arcata è ricavato un porticato che a sua volta risulta comunicante verso l’esterno tramite il portone a due ante collocato sul retro del castello, che funge da facile accesso secondario.
    Indubbiamente un violabile “punto debole” della cinta, ma interpreto questa soluzione quale l’ennesimo motivo di spunto per avventure ambientate entro e fuori delle mura.



    Contribuiscono ad impreziosire questo bellissimo set gli ormai introvabili stickers raffiguranti la corona reale, da applicare ai mattoncini a costruzione completata.
    Lo stemma del casato è in bella vista su di una bandiera classica (in un sol pezzo, di colore bianco, modello risalente ai primi anni ’70), su tre sagome a forma di scudetto (una frontale e due laterali) e su un drappo a sviluppo orizzontale, tutti dipinti su di uno sfondo color porpora, e sul giallo, offrono un bel colpo d’occhio.
    Purtroppo le dimensioni degli adesivi impongono di incollarli su più brick, con la possibilità di smarrimento fra i vari smontaggi che potevano susseguirsi nel tempo e nei giochi…

    Negli anni ‘70 gli edifici in scala minifigures delle costruzioni LEGO si proponevano di rispecchiare al massimo la realtà, pertanto i fabbricati si presentavano sempre chiusi su quattro lati, a scapito della giocabilità interna.
    Con i nuovi personaggi, che più si prestavano dei predecessori ad adattarsi a situazioni di vita quotidiana, sarebbe stato impossibile inventarsi storie fra le segrete del maniero.
    Ecco quindi che grazie all’inserimento di una serie di cerniere ed alla “baseplate” frazionata, il Castello poteva assumere oltre alla normale e realistica conformazione chiusa, anche una posizione aperta: “per giocarci”, come recitava lo spot pubblicitario dell’epoca.
    In questo modo le mura sembravano estendersi molto di più, un vero incentivo alla fantasia dei bambini.





    Altro esempio significativo di questa tecnica costruttiva è sicuramente il coetaneo set “374 Fire station”. Anch’esso apribile tramite cerniere.
    Questa soluzione sarà abbandonata poi dalla LEGO in favore delle costruzioni “aperte”, ma non sulla serie Castle, che grazie a miglioramenti tecnici proseguirà con successo per anni.





    Del resto è stato proprio questo set che ha dato inizio ad una vera e propria epopea, che senza interruzioni è partita dal Castle con innumerevoli varianti per arrivare ai più recenti “Fantasy era” e “Kingdoms”.

    Fra gli appassionati c’è chi sostiene che ora le epiche imprese dei cavalieri LEGO siano giunte al termine…

    Beh, forse no…

    Anche se rivisto in una chiave decisamente più futurista, ma ugualmente in pieno tema cavalleresco oggi il Castello Giallo rivive…



    Questo è il Fortrex della nuova serie “Nexo Knights 2016”: Sula sommità delle torri, posto su di uno stendardo in un accattivante livrea “trans neon orange” ho scovato un dettaglio che mi ha colpito…



    Il numero "375/6075" compare anche su di un altro adesivo della fortezza Nexo



    Coincidenze ?!? ….Non credo proprio.



    Edited by pikappa79 - 11/9/2017, 11:53
     
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    Grandissimo post.
    il castello ce l'ho anche io, devo solo recuperare un paio di pezzi che sono andati perduti (si parla di semplici mattoncini gialli).
    Purtroppo la bandiera e' rotta e quella sara' difficilissimo recuperarla...provero' con l'attack a vedere che succede
     
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    Che spettacolo!
    Il castel è sempre stata una serie che mi ha affascinato fin da piccolo, sicuramente complice il fatto che nel 1997 alla tenera età di sei anni ho ricevuto in regalo il bellissimo 6090, uno dei castelli piu' belli che la lego abbia mai realizzato ( ammetto che potrei essere un po di parte in questa affermazione :P)
    Il dettaglio degli adesivi sul nuovo castello della serie Nexo Knight mi ha messo i brividi, non ne avevo idea e devo dire che la LEGO non si smentisce mai , e' sicuramente una piacevole sorpresa che tutti i gli AFOL avranno apprezzato molto
     
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    Bellissimo 3d, complimenti anche per l'inaspettato confronto col Fortrex!
     
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    Bella recensione, e stupenda la chicca finale del fortrex che omaggia il suo vecchio, ma sempre attuale, antenato.
     
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    sono senza parole!!
    bellissima recensione!
     
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